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La Commedia de li alieni umani

In cento canti in terzina dantesca, endecasillabo a rima incatenata. Ripercorre molte fasi delle utopie e dei sogni umani, attraverso i secoli, le tradizioni, i miti e i riti

“La commedia de li alieni umani è nata in varie fasi di crescita della mia consapevolezza.

Come è nata la propongo senza note, senza spiegazioni, praticamente senza tutto ciò che potrebbe alterare o dare spiegazioni di ogni tipo.

Ognuno se la leggerà a suo modo, traendone così conclusioni intimamente e strettamente personali.

Come è ovvio è nata principalmente nei momenti di veglia rilassata, senza lasciarsi sopraffare dalle continue vicende negative portate in auge da quelli umani che ormai sono devianti, cioè alieni, alieni nel corpo, ma ancor di più nella mente, nell'anima e nello spirito.

Il testo a volte può sembrare crudo, ma deve sottostare a parecchie regole di metrica e pertanto diviene molto sintetico e di conseguenza non presenta né accessori inutili, né orpelli, né fronzoli, e neppure tutto ciò che a volte andrebbe svelato meglio il senso o il succo del discorso.

Ma i trenta che mi leggeranno troveranno sicuramente vari motivi di riflessione e, almeno due-tre volte spero, qualche verso di loro gradimento.

Premetto che non aspiro a nulla di particolare.

Solo far riflettere sulle vicende del pianeta terra e oltre per migliorare le condizioni davvero pessime ove ci troviamo tutti.

Ma dato che siamo tutti sulla stessa barca, perché ancora così tanti che remano contro corrente?
Fanno molta fatica e non ottengono nulla di buono.

La risposta sta negli alieni che ormai hanno in mano l'economia, il potere, le religione e tutti gli stili di comportamento errato.

Eppure i paradisi cosmici esistono e noi tutti, consapevolmente o inconsapevolmente ne siamo attratti.

Abbiamo perso l'Eden.
Perché non iniziamo a darci da fare per riconquistarcelo?”

Angelico Brugnoli

Dal seguente link, avrete la possibilità di acquistare il libro: La Commedia de li alieni umani
Qui sotto invece, potete leggere un estratto del libro.

Dalla “Commedia de li alieni umani”

LIBRO PRIMO

PROLOGO

Nel mezzo della notte, un sogno chiaro
in giro per il cosmo m'ha portato,
ridando a me vigor più novo e raro

e mi ritengo proprio fortunato
perché, vivendo spesso tra li alieni,
ampi temi per voi ho preparato,

per voi legati solo ai vostri beni
e nulla ancor sapete d'altre vite
di cui li cieli immensi sono pieni.

Perciò vorrei narrar, se mi seguite,
qualcosa del mio viaggio tra le stelle,
in mezzo a genti nuove, d'alma mite,

che forse un giorno ci saran gemelle,
allor che seguiremo quella strada
che sol si traccia con virtù novelle.

Ma credo che perché nessun più cada
sia meglio ripartire tutti insieme
in modo da saper se ben si vada,

in modo da capir quel che più preme,
per non smarrir la via dell'infinito
e ritrovarci in basso senza speme.

Riman quaggiù soltanto chi è finito,
chi non vuol lotte con la sua coscienza,
chi non si sente di lasciar suo sito.

Che val seguir la strada della scienza,
che vige ancor a classico modello,
nel nostro mondo pieno di violenza,

nel mentr’ormai vediamo sol macello,
un caos regnante sempre più violento
che suscita il fratel contr'il fratello?

Il vostro bel pianeta gira a stento
e tutto par che vada a precipizio,
con più nessun che sia un po' contento,

perdendo almen in parte qualche vizio,
alzando gli occhi al cielo per capire
che tutti son faziosi: Caio e Tizio!

Facciamo nostro dunque nel partire
l'invito del Poeta; con sapienza
da lunga pezza lui ci volle dire:

"Considerate la vostra semenza,
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtude e conoscenza."

E qui invochiam le Muse e Dio ci aiuti
che una man ci porgan tutte quante
a diventar almeno un poco astuti

almeno quanto il nostro padre Dante
che ancor nel già lontan milletrecento
con vena chiara e sì lungimirante,

non certo inver per suo divertimento,
cantava il ben famoso ritornello,
per noi ancora duro ammonimento:

"Ahi, serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiero in gran tempesta,
non donna di provincia, ma bordello”!

Non vale certo rammentar le gesta
dei nostri cari capi d'oggigiorno,
dei nostri cari capi senza testa.

Oh bel paese, con il mare intorno,
dove t'en vai, a cosa stan pensando
i tuoi miglior che più non vedon giorno,

ma sol gran nebbia ai posti di comando
e già si fanno ogni dì più rari
perché purtroppo sono messi al bando.

Amici andiam! Là ci sono i fari
ed iniziam quel viaggio tra le stelle
ch'almen ci porterà lontan dai bari.

Vedremo uniti cose le più belle
ch'esiston già lassù nell'infinito
lontano dalla terra e pur novelle

ben lungi da quel mondo imputridito,
ormai purtroppo solo gran pantano
e dove vive solo chi è finito.

Il cielo intanto si prepara strano:
siam forse giunti dove val l’incanto.
Partiamo dunque, ci teniam per mano

guardando il bel tramonto d'amaranto
nel cosmo ricco assai di bei colori.
Lasciam fratelli la terra nel pianto

tra cupe lotte, tra lutti e dolori
laddove insiston i venti di guerra.
La custodiscan i santi tutori

del grande inferno che in essa si serra,
del grande fango che vi si coltiva,
laddove il morto il già morto sotterra.

La barca s’en va a tutta deriva
nemica com’è dell'oltre natura.
Dal cosmo lanciam insieme un'evviva,

da oggi viviam la nuova avventura,
in questo cielo così confortante,
in questo mondo di buona fattura.

Il nostro scopo è molto importante,
la strada nostra si chiama speranza,
le cose belle son tante, son tante,

usiamo solo pazienza e costanza,
perché si possa un po’ maturare
almeno tre bit di grigia sostanza.

Suvvia, con lena: c’è molto da fare
seppure spesso noi siam dei ribelli.
Siamo sinceri: è bello sognare

di ritrovarsi in mezzo a fratelli,
seppur lontani da noi mille miglia,
ma con chissà quali grandi cervelli!

Le lor conquiste ci fan meraviglia
essendo avanti già di millenni
in tutti i campi che mente consiglia.

Speriamo solo d'averne dei cenni
in modo chiaro, conciso, ben certo
come s’addice a spiriti indenni

da tutti i mali che, a guisa di serto,
là sulla terra ci tengon legati,
come assetati in pieno deserto.

Soltanto così sarem liberati
da tutto il peso che dentro portiamo
dal giorno buio nel qual siamo nati,

ond'arrivare, se pur lo vogliamo,
alle conquiste che il cielo ci addita,
per ben capire almeno chi siamo;

a cosa serve avere una vita;
se dopo morti finiamo nel nulla;
se val la pena giocar la partita

che s'incomincia già dentro la culla
e poi continua, sempre più dura
fino al momento quando s'annulla.

Lor ci daran una strada sicura
per camminar su sentieri puliti,
ond’arrivar alla meta più pura,

per liberarci da stimoli aviti,
verso conquiste d’un nuovo sapere
che ci terran gioiosi e uniti

nel ritrovare l’antico volere,
per rioccupar quel posto nel creato
un dì, ahimè, perduto per chimere

nel dar di contro a ciò che fu già dato,
impresso dentro fin dal primo via
da chi più ben sapea il giusto lato.

Così si giunse a nostra sorte ria
ch'ancor ci tien legati tutti insieme
dei venti sempre più in gran balìa,

siccome naviganti senza speme,
nel mezzo d’un furioso fortunale,
col mare grosso che con forza preme

e tutto annienta, pure quel che cale
e tutto a tutti sembra ormai finito.
Ma ecco che svanisce il temporale,

il cielo ridiventa ben pulito,
il mare già s'acqueta all'orizzonte,
il vento più non soffia tanto ardito.

Rinasce la speranza e in sulla fronte
ancor si nota la passion d’amare
che porta a bere sempre a nuova fonte.

Sappiam che molto ancor s’ha da fare
per tutto ciò che il cosmo ci prepara
per tutto ciò ch’abbiam ancor da dare,

per superare questa vita amara,
legata sempre e solo a la materia
invece che alla mente tanto cara,

regina di ogni cosa ben più seria
che sempre porta ad esaltanti imprese
facendo superar la gran miseria

di chi la vuol veder in male arnese,
di chi la vuol distrutta, calpestata
e proprio nel suo santo belpaese.
Amici andiam: è nostra la chiamata!

Commenti

Gianni ha detto…
Il "Dante" del nuovo millennio...

Un'opera colossale. Il "Dante" del nuovo millennio che proietta l'umanità verso la scoperta dell'uomo nuovo; verso il balzo quantico di una nuova dimensione di vita.

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