Passa ai contenuti principali

Talenti da coltivare

Che che cosa parliamo, quando parliamo di talenti? Che rapporto c'è tra talenti e sviluppo? Come cambia la prospettiva di fronte alla grande trasformazione che stiamo vivendo?

Lo sviluppo è una questione territoriale, storica e sociale. Non è una questione meramente economica, anzi: con la fine dell'epoca dell'industrializzazione, l'economia è rientrata in quella più ampia dell'ecologia, della storia e della cultura. Il quadro interpretativo della questione dello sviluppo cambia nello spazio, nel tempo e nei contesti culturali. Del resto, da sempre ci diciamo che lo sviluppo non è la crescita: questa può anche essere definita da numeri sulla quantità di consumi e di prodotti che una popolazione riesce a registrare; ma lo sviluppo è un tema molto più ampio. E oggi, nell'epoca della conoscenza, l'ampiezza è aumentata dalla vaghezza concettuale con la quale studiamo l'argomento. Una vaghezza dovuta essenzialmente ai grandi cambiamenti che attraversiamo in questa fase storica.

Nell'epoca della conoscenza, il valore si concentra sull'immateriale, sull'immagine, sull'informazione, sulla ricerca, ... sul senso dei prodotti e dei servizi. E il senso deriva dalle idee generate dalle biografie delle persone che li fanno, dalla storia dei territori dalle quali derivano, dalla visione dei loro creatori. Si va dal senso meno difficile da comprendere della distribuzione efficiente di prodotti e servizi noti (alti volumi e basso valore aggiunto) al senso più specialistico della creazione di oggetti, processi e servizi che si dànno prima di tutto come innovazioni culturali.

I talenti sono caratteri speciali delle persone chiamate a generare una componente decisiva del valore: la loro biografia, la loro esperienza, la loro creatività, la loro capacità di generare idee e di condividerle, è una sorgente inesauribile di valore. Per questo, qualunque territorio si dia un progetto per svilupparsi nell'epoca della conoscenza si pone anche il problema di attirare, coltivare, conservare le persone di talento.

Il tema è stato affrontato in termini di investimenti, di contesti culturali, di contrattualistica, e così via. Ha generato pensieri di grandissima importanza e ricchezza. Ha avviato progetti straordinari in molte parti del mondo. Dal Linz a San Francisco, da Helsinki a Toronto, da Adelaide a Trento... E ciascun territorio l'ha interpretato a modo suo. La difficoltà è sempre stata quella di valutare nel breve termine un percorso che non può che portare risultati nel lungo termine. Ma anche questo è stato superato dalle società che hanno saputo vedere lontano.

Ma resta vero che molti territori non riescono a vedere il valore di tutto questo. E che altri lo vedono e reagiscono in modo apparentemente aberrante ed estremista come nel caso (del quale si hanno peraltro ancora pochissime notizie) di Chongquing. Questo dipende dalla difficoltà di definire la questione. E a prospettiva per migliorare la comprensione del fenomeno non è facile da coltivare.

Anche perché i concetti tendono a diventare astrazioni.

Le persone di talento sono soprattutto persone. Hanno avuto tre anni. Hanno avuto amori e delusioni. Hanno paura. Anno bisogno di tenerezza. Hanno qualcosa da affermare e da esprimere. Cercano anche qualcuno che riconosca quello che esprimono. Quello che li attira, li fa crescere, li valorizza è anche questione di soldi e di organizzazione, ma non è solo questione di soldi e di organizzazione. L'argomento non si può governare come un modello lineare di variabili ed equazioni: siamo in un ecosistema culturale nel quale la teoria della complessità è più adatta a spiegare i fenomeni.

Un territorio è una piattaforma di vincoli e opportunità per una società che vi dispiega i suoi legami sociali. L'accoglienza e la valorizzazione delle persone di talento è frutto di una serie complessa di dinamiche, nella quale conta l'illuminazione dei leader quanto l'equilibrio delle menti, dei corpi e degli spiriti delle persone che vivono in quel territorio. L'apertura ai talenti altrui dipende dalla consapevolezza del loro valore ma anche dalla sicurezza del proprio valore. I casi diversi sono infiniti... Una società che vive in equilibrio dinamico con se stessa sa accogliere, una società disfatta si fa colonizzare, una società che vive in equilibrio statico non accoglie... E dunque, dove vanno i talenti a portare il loro valore? Dove crescono e restano? Dove avvizziscono?

La mia riflessione che vado confusamente conducendo si muove attorno alle conseguenze della non esclusività della dimensione monetaria nelle scelte delle persone. L'attrazione economica conta. A più dimensioni. Attrae le menti che calcolano il proprio vantaggio. Ma conta anche come simbolo di riconoscimento che una società offre a una persona. E questo è importante. Ma non basta a capire. Le persone di talento - come tutti - hanno bisogno di ricevere e di dare. E ciò che ricevono le conferma e gratifica per quello che hanno saputo dare. Se non hanno dato non sono gratificate. E di certo non sono produttive. La questione della coltivazione, dell'accoglienza e dell'attrazione dei talenti è relativa alla dinamica che si crea tra ciò che si riesce a esprimere e quanto viene riconosciuto. E' un altruismo egoista che governa (non un semplice egoismo). Perché il talento è sensato nel quadro integrale di una biografia e non soltanto per quanto riguarda una specifica abilità.

Coltivare talenti in provetta non ne può produrre, in questo senso. Perché la biografia integrale è più importante di una specifica abilità se si vuole che la persona restituisca ciò che ha avuto da una società con un valore accresciuto. Altrimenti non facciamo che sviluppare polli di allevamento, frustrati o nomadi costantemente in cerca di un'occasione migliore.

Insomma. Un territorio si arricchisce dei suoi talenti se sa come dare a loro quello di cui hanno bisogno, ma anche (e forse soprattutto) se sa come ricevere da loro quello che essi possono esprimere.

via [Luca De Biase]

foto via [www.flickr.com]

Commenti

Post popolari in questo blog

Leggere i quotidiani da internet ... gratis

Quotidiani Online e siti di informazione alternativi: Beppe Grillo Come Don Chisciotte Byo Blu Disinformazione.it Informare per Resistere Luogo Comune Informasalus [Salute] Altre Notizie Usemlab [Economia] Di seguito, un elenco dei maggiori quotidiani nazionali italiani (e non!), con relativo link ... Buona lettura ! La Repubblica Corriere della Sera La Gazzetta dello Sport Il Fatto Quotidiano Il Sole 24 ore La Stampa Il Giornale Libero quotidiano Varese news Il Foglio Il Giornale di Vicenza Il Giorno L'Arena Avvenire L'Unità Corriere del Ticino [Svizzera] La Prealpina di Varese Giornale del Popolo [Svizzera] P.S.: Pensi che in questa lista deve essere aggiunto qualche altro quotidiano importante ? Segnalalo, inviando un commento ...

Trovare simboli e caratteri disegnando una bozza

Mentre stai scrivendo del testo su un elaboratore testi come Word o Writer o altri programmi che permettono l'inserimento di diversi tipi di Font  , può capitare di voler scrivere un simbolo . Quindi vai sul menu inserisci simbolo e inizi la ricerca che a volte può essere lunga e tediosa! Ebbene! Esiste un servizio online che ti permette di trovare il simbolo che stai cercando , semplicemente disegnandone una bozza. - Vai alla pagina  shapecatcher.com - disegna nell'apposito spazio la bozza del simbolo (premi con il tasto destro e trascina) - clicca quindi su "Recognize" Ti verranno proposti una serie di risultati. Sulla sinistra vedi le immagini, sulla destra vedi i caratteri che puoi copiare. Un quadrato vuoto, sta a significare l'assenza del font nel tuo PC. Per copiare il simbolo così trovato, - selezionalo, copialo ed incollalo nel documento che stai elaborando .

Una bufala papale!

Oggi mi sono imbattuto nella piacevole lettura del testo (che più in basso potrai leggere), che viene attribuito da centinaia di siti web a Papa Francesco in occasione del Sinodo sulla Famiglia. Tutto lasciava presagire quindi, che tale attribuzione era ben posta, ma dopo un'accurata ricerca ho scoperto che è una bufala (ovvero un'informazione falsa). Diciamo innanzitutto che il Papa, del quale nutro personalmente una grandissima stima e ammirazione, potrebbe aver anche detto tali parole, ma come ognuno di noi potrebbe farlo, leggendo il libro " Le dieci regole per essere felici " di Augusto Cury , medico psichiatra, psicoterapeuta, brasiliano. Perché proprio da questo libro edito da Edaf nel 2003 e dal titolo originale " Diez leyes para ser feliz : herramientas para enamorarse de la vida " sono tratte queste profonde e sagge parole. Questo è il testo del "presunto" discorso del Papa, e più in basso trovi le pagine del libro di August...