
... il dialogo è una produzione umana straordinariamente esigente. Dialogare correttamente è difficile.
Un dialogo corretto è una miniatura, un'opera d'arte fatta di apparenti minuzie, esterne ed interiori, di cui ciascuna è semplicemente indispensabile.
Il problema di essere felici o infelici dipende, per una percentuale altissima, dalle parole che ci diciamo e dai sentimenti e dal modo con cui ce lo diciamo.
La prima cosa da fare per acquisire uno stile relazionale corretto è di mettere in dubbio la certezza che il proprio modo di stare con gli altri e di comunicare con loro sia perfetto; persuadersi, senza che ciò significhi una catastrofe, che in quest'area del comportamento è sempre possibile migliorare qualcosa.
Il miglioramento del proprio stile comunicativo è innanzi tutto presa di coscienza d'un cammino da compiere e un atto di volontà; è tutt'altro che un fatto spontaneo che si verifica in noi senza di noi. Cambia soltanto chi decide di cambiare. E i cambiamenti non sono mai indolori.
L'incontro umano, direttamente o indirettamente, è sempre arricchente e lascia sempre dietro di sè una traccia del suo accadere: un confronto, un'idea, il suggerimento d'una revisione, un'angolatura nuova nel vedere le cose, una diversa scala dei valori, un modo diverso d'impostare la vita, la conoscenza d'un vissuto sconosciuto, a volte eroico, esempi di coraggio, l'invito a recuperare qualcosa di trascurato o ad abbandonare qualcosa di sopravvalutato ...
Tutto ciò che noi conosciamo dell'uomo l'abbiamo imparato attraverso quello sciame d'incontri che la vita ci ha offerto; senza di essi ampie provincie dell'uomo e della vita ci sarebbero ignote.
[Da "Dalle Parole al Dialogo" di Giuseppe Colombero]
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