Usare un comune e popolare provider di posta può costare il posto di lavoro. E aumentano i reclutatori che googlano sui candidati prima di decidere dell'assunzione. Le nuove tendenze
Roma - Occhio, i responsabili del personale hanno scoperto Google, e lo usano con sempre più frequenza per fare ricerche sui possibili candidati per un posto in azienda. E parrebbe esservi un peccato mortale da evitare a tutti i costi: usare Hotmail per la propria corrispondenza quando si è in cerca di un posto di lavoro.
Chi infatti usa lo storico email web service, in circolazione da 11 anni e ora proprietà Microsoft, rischia di essere considerato una sorta di paria telematico incapace di sfruttare tutte le potenzialità della rete. La segnalazione arriva da Catorze.blog che parla di Criterio Hotmail: un dipendente del reparto Risorse Umane di una società di consulenza sostiene che, durante un processo di selezione in cui, tra le altre cose, si richiedeva ampia esperienza nelle cose della Rete, le candidature collezionate sono state 50, 30 delle quali provenienti appunto da Hotmail.
Le 30 sfortunate proposte sono state cancellate nel momento stesso della loro ricezione, dice il consulente, perché secondo i criteri aziendali non è possibile essere esperti di Internet e usare un account Hotmail allo stesso tempo. Anche se magari, come nel caso chi scrive, l'account è stato registrato parecchi anni prima di Gmail e compagnia, quando il gestore rappresentava un'ottima alternativa gratuita per una inbox sul web utilizzabile da chi non aveva la possibilità di connettersi da casa.
Motivazioni che, con tutta l'evidenza del caso, non interessano agli esperti di recruting della società incriminata. Certo, si potrebbe obiettare che nessun esperto di rete sia tanto sprovveduto da non usare servizi gratuiti come appunto è quello base offerto dall'attuale MSN Hotmail, ma le vie della rete e, pare, dell'assunzione in azienda sono veramente infinite.
Talmente infinte che, suggerisce ars technica, oggi più che mai è necessario prestare attenzione ai contenuti personali sparsi online su forum, blog e compagnia: secondo una ricerca condotta a marzo, cresce il numero dei datori di lavoro o comunque dei responsabili delle assunzioni che usano Google per raccogliere informazioni sui potenziali impiegati.
Lo studio, che ha interessato 600 reclutatori e circa 2.000 adulti attivi online, ha stabilito che il 59% degli arruolatori ha usato le varie fonti disponibili in rete per farsi un'idea un po' più precisa su chi stavano valutando o assumendo, mentre un sostanzioso 25% di essi ha dichiarato di aver rifiutato una candidatura proprio in base a tale idea.
In un caso, un candidato è stato bocciato perché pare abbia l'abitudine di bere un po' troppo, in un altro il potenziale impiegato era stato un po' troppo ciarliero riguardo l'azienda e in un altro caso ancora le abitudini di posare in topless di una candidata sono state considerate poco consone all'etica aziendale, rigorosa e magari un po' troppo bacchettona.
Ma non sempre le possibilità di fare ricerche online si rivelano negative per gli interessati: un buon 13% dei datori di lavoro dice di aver deciso per l'assunzione dopo essersi imbattuto nelle informazioni personali dei candidati. In questo caso, la dimostrazione di successi personali o di particolari capacità attraverso un blog o un sito di social networking, hanno giocato tutte a favore dell'interessato.
Alfonso Maruccia
notizia tratta da punto-informatico.it
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